DICEVA qualcuno, ed ormai siamo giunti nel campo della manualistica popolare, saggezza che cela sempre un fondo di verità, che a pensar mano si turbano le leggi di Dio ma che, per lo meno, si finisce per azzeccare.
Sulla Bio Ecoagrimm, poi, i pensieri malevoli sono ben più di qualcuno. Siamo di fronte ad una massa immane di denunce, accuse, reportage, video amatoriali, pezzi giornalistici, comitati spontanei sorti contro la ditta della famiglia Montagano. Una strana razza di imprenditori, i Montagano. Saltano da un circuito pubblicitario all’altro, rimpallando di televisione locale in televisione locale per apparire “amici” della popolazione. Peccato che, ormai da quattro anni, né i lucerini, né tantomeno le amministrazioni del centro adagiato all’ombra della torre della Leonessa, hanno trovato motivi di che instraurare intimità amicali con Stefano Montagano e parenti.
A circa una settimana di distanza dalla tragica vicenda della sospensione idrica, che ha lasciato Lucera a bocca asciutta per cinque giorni (15-20 marzo), con ovvie e normali ripercussioni sulla quotidianità, scene da dopoguerra, con lunghe file alle fontane pubbliche, la questione è più che mai aperta. Anche perché, quella fra popolazione e famiglia Montagano è una battaglia che non conosce tregua. Con tutta ragione per i primi.
Quindi, ricapitolando: L’Aqp ha una condotta che passa in contrada Ripatetta, sulla condotta, in corrispondenza di una cava dismessa, si crea una montagna di mondezza, l’Aqo ed il Comune di Lucera, malgrado le denunce degli organi d’informazione e dei residenti, non si accorgono di nulla o giarno la testa dall’altra parte, la mondezza frantuma la resistenza del terreno e squarta il tubo, Lucera si arrangia. Nel giro di cinque giorni, vengono distribuite 15 mila sacche per un totale di 75 mila litri di acqua potabile a cui si aggiungono almeno 200 trasporti di autobotti per un altro milione e 800 mila litri forniti alla popolazione. Sono cifre snocciolate da Dotoli durante il Consiglio Comunale di lunedì scorso e diffuse dallo stesso Acquedotto. Disagi che Montagano, ora, potrebbe pagare caro. L’incidente è la più classica delle gocce per il vaso stracolmo. Ed ora, dal Tribunale di Lucera, riprendono a girare le carte bollate. Dotoli stesso ha confermato che è in corso un’inchiesta. Un’altra, a carico degli imprenditori mondezzari, per chiarire alcuni importanti cuius. Qualora fosse necessario, Palazzo Mozzagrugno si costituirà parte civile. In più, si dice pronto ad entrare in eventuali class action.
Certamente, Stefano Montagano dovrà rispondere di come ci siano finiti lì quei rifiuti “particolari”. E c’è da giurare che anche la cittadinanza attiva, che da anni si batte contro l’impresa, rialzerà la testa. Tanto più perchè, attorno alla ditta in questione, sono sempre circolate una marea di voci. Prima fra tutte, quella di un intenso traffico di rifiuti nmon precisati che giungerebbero qui direttamente dalla Campania.
Su un giornale lucerino, Adesso il Sud, Pasquale Trivisonne, scriveva un paio di anni fa: “Nonostante le denunce e le segnalazioni agli uffici competenti, nulla è stato fatto, e il traffico di camion puzzolenti che arrivano soprattutto dalla provincia di Napoli e Caserta aumenta sempre di più“. Il fatto che nessuno potesse provare questo traffico, scoraggiò sempre qualsiasi azione. Ora, a Stato Quotidiano, sono state inviate fotografie da parte di un cittadino. Segno che qualcosa si muove. Le fotografie sono state scattate qualche mese fa ed immortalano un traffico di camion verso località Ripatetta.
Il nostro lettore ci confessa di aver seguito i convogli nottetempo e di aver scattato foto servendosi di un telefono cellulare di ultima generazione. Motivo per cui risultano leggermente mosse. Salito in macchina, ha atteso che i convogli entrassero in agro lucerino e, dunque, seguiti. “Ho la certezza – ci dice – che quei camion provenissero dalla Campania. Non solo perché, dall’evidenza della targa, risultava questo. Ma anche perché, già altre volte, mi era capitato, anche con l’ausilio di alcuni amici, di seguire le tratte battute dai camion”. Chiaramente, “non tutti i camion che entrano in territorio di Lucera vengono qui per scaricare rifiuti”, Ma “questi in particolare, come tanti altri, sì”. Le foto scattate, dice, si riferiscono al bivio che, da San Giusto, porta verso contrada Ripatetta.
Un’attività, quella dello sversamento, che ci viene confermata da molti residenti della zona.
I PRECEDENTI – Già nel 2007 all’azienda Ecoagrimm vennero posti i sigilli dalla Procura della Repubblica di Lucera, a seguito delle segnalazioni di abitanti della zona, di numerosi esercenti e delle RSU di sette aziende del circondario, che lamentavano, in una lettera-denuncia, la presenza di un tanfo “insopportabile che rende irrespirabile l’aria con conseguenti enormi difficoltà di permanenza nell’area e con pesanti conseguenze che incidono fortemente non solo sul benessere fisico, ma anche sui livelli di attenzione necessari per il lavoro svolto e sul rendimento lavorativo”. A seguito di quella sospensione delle attività (cui, l’anno successivo, ne è seguita una seconda), Montagano denunciò alla Procura della Repubblica di Lucera per reati in fase di accertamento tutti i Funzionari dei vari Enti firmatari dell’arbitraria, superficiale ed illegale azione di “sequestro preventivo dell’impianto”. Tanto che, dopo battaglie e minacce, il buon Stefano e la discussa Bio Ecoagrimm s.r.l. erano ancora lì.
Con la complicità della Provincia di Foggia che, in due diversi momenti, ha autorizzato, e con due diverse determine, sia lo scarico – nel torrente Vulgano – delle acque provenienti da eventi meteorici che impattano sulle superfici esterne dell’impianto (det. N. 377/2007), sia le emissioni in atmosfera di quanto proviene dall’impianto di produzione di concime agricolo (det. N. 1315/15/2008). Il tutto, con Valutazioni di Impatto Ambientale mai depositate e, verosimilmente, mai realizzate. Fu così che, nell’ottobre 2008, Palazzo Dogana, con il Preappennino ed il Tavoliere invasi dalle zaffate puzzolenti derivanti dall’azienda lucerina, provvide a ridurre a 83 mila le tonnellate annuali di materiali da trattare. Con tanto di indignazione da parte di Montagano e minacce di licenziamentii verso sindaci (minacciò, tanto per dirne una, il primo cittadino lucerino, Pasquale Dotoli, di citarlo in giudizio con una richiesta di danni pari a 13 milioni di euro), lavoratori ed amministratori. E minacce a giornalisti coinvolti nella vicenda.
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