Senti che puzza… scappano i cani

puzzapuzzapuzzaNon sono pochi mesi, ma anni. Almeno un paio, a memoria d’uomo. Il tanfo che ammorba Foggia e Lucera, è storia vecchia. Una vicenda che ha ripreso quota quest’estate, quando il vento caldo e la decomposizione più accelerata, hanno amplificato il fenomeno. Nel corso del tempo si sono avanzate diverse congetture. Talune plausibili, altre semplicemente bizzarre. Sfoglia il campionario delle possibilità vagliate, Michele Camerino, un giovane poliziotto che, a Foggia, è impegnato in una raccolta firme. “Si è parlato – ricorda a l’Attacco – di discariche, di fognature, finanche dello zuccherificio che, però, è chiuso da sedici anni”. Solo alla fine di un lungo cammino si è arrivati ad individuare nella Ecoagrimm s.r.l. di Stefano Montagano, l’origine del cattivo odore. La società, sita in località Ripatetta a Lucera, si occupa di produzione di ammendamenti e concimi. Eppure, come scrive Pasquale Trivisonne, gli estremi per capire che la provenienza fosse questa c’erano tutti. Gia nel maggio 2007, scrive su Adesso Il Sud Trivisonne, “all’azienda Ecoagrimm vennero posti i sigilli dalla Procura della Repubblica di Lucera, a seguito delle segnalazioni di abitanti della zona, di numerosi esercenti e delle RSU di sette aziende del circondario, che lamentavano, in una lettera-denuncia, la presenza di un tanfo “insopportabile che rende irrespirabile l’aria con conseguenti enormi difficoltà di permanenza nell’area e con pesanti conseguenze che incidono fortemente non solo sul benessere fisico, ma anche sui livelli di attenzione necessari per il lavoro svolto e sul rendimento lavorativo”. Ma poco o nulla è cambiato. Molti residenti e gestori di agriturismi in zona lamentano una situazione all’apice della sopportabilità. “Siamo arrivati al punto – fanno coro – che associano i nostri locali al tanfo”. Il che ha ricadute dirette (e determinanti) sull’economia di ogni azienda. “Siamo circondati di mosche. Sembra non esista più né l’estate, né l’inverno. Ed anche la notte gli insetti sono dappertutto”. A seguito di quella sospensione delle attività (cui, l’anno successivo, ne è seguita una seconda), Montagano denunciò alla Procura della Repubblica di Lucera per reati in fase di accertamento tutti i Funzionari dei vari Enti firmatari dell’arbitraria, superficiale ed illegale azione di “sequestro preventivo dell’impianto”. Le indagini, affidate al Sostituto Procuratore della Repubblica di Lucera Lucianetti, sono ancora in corso di accertamento, per appurare i motivi e le cause della predetta azione restrittiva, e le eventuali responsabilità soggettive. Ma la questione, in effetti, è molto complicata. Secondo le testimonianze dei residenti ed i lavoratori della zona, come si denuncia dall’esposto di due anni fa, l’aria di Ripatetta è praticamente irrespirabile. Il quid resta la provenienza. Perché quella di Montagano non è l’unica azienda in zona. Ed il diretto interessato ha sempre smentito. Anche le istituzioni sono alquanto restie ad esprimersi sulla vicenda. Foggia e Lucera, presso le cui Procure sono giunte denunce e segnalazioni, si rimpallano le responsabilità. Gianni Mongelli e Pasquale Dotoli sono in contatto stabile tra loro. Dal capoluogo sono più volte stati mandati sul posto diversi controlli di polizia municipale. Senza, tuttavia, mai riscontrare particolari problematiche. Un paio di settimane fa, il sindaco del centro federiciano, invece, ha fatto di più. Carta e penna, ha scritto alla Regione Puglia e all’Asl per denunciare di come, con “l’entrata in esercizio dell’impianto [Ecoagrimm], si è registrato un pesante peggioramento della qualità ambientale causato dalle emissioni atmosferiche fortemente maleodoranti provenienti da detto impianto”. Situazione che lo ha indotto a domandare uno stretto giro di vite per quel che riguarda i controlli sull’impianto e “qualsiasi altro accertamento ritenuto utile e/o necessario a prevenire ogni forma di inquinamento e a ristabilire condizioni di normale qualità dell’ambiente”. Ma la richiesta del sindaco Dotoli, ad oggi, non ha ancora ottenuto risposta. Anzi, alla fine di settembre, una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale ha dato ragione a Montagano in una causa da questi intentato contro la Provincia. Lo stesso Ente che, in due diversi momenti, ha autorizzato, e con due diverse determine, sia lo scarico – nel torrente Vulgano – delle acque provenienti da eventi meteorici che impattano sulle superfici esterne dell’impianto (det. N. 377/2007), sia le emissioni in atmosfera di quanto proviene dall’impianto di produzione di concime agricolo (det. N. 1315/15/2008) come confermato a l’Attacco anche dal Responsabile Ambiente dell’Associazione Valle del Celone, Antonio Chiella. Che denuncia un’altra situazione paradossale: “Non è mai stata condotta una seria azione di valutazione d’impatto ambientale”. Che, aggiunge, l’associazione e questo punto chiede con forza. Tornando alla sentenza del Tar. La Provincia, attraverso il Dirigente Francesco Dattoli, nell’ottobre dello scorso anno, aveva provveduto a ridurre a 83 mila tonnellate l’anno la quantità di miscela di materiali da trattare. L’Ecoagrimm, tuttavia, ha fatto ricorso al tribunale pugliese e vinto. In tal modo, mancando i “presupposti di fatto” per la limitazione (Palazzo Dogana non si è presa neppure la briga di valutare il v.i.a.), Montagano, spiega Trevisonne, ha chiesto di passare “dal regime ordinario a quello straordinario, immettendo, tra l’altro, tipologie diverse di rifiuti”. Forte della sentenza, l’imprenditore, in una lettera al periodico lucerino “Il Frizzo”, si difende e scaglia il suo j-accuse contro le istituzioni. Parla della Ecoagrimm come di un’azienda “profanata”, altro che “letamaio”. Nella lettera, Stefano Montagano segnala del controllo effettuato in sede da funzionari preposti della Polizia Provinciale. “Che tuttavia – rimprovera Chiella – non hanno competenza in materia”. Nel verbale emesso alla fine del controllo, si legge che il cattivo odore è tipico “della lavorazione del compost”. Insomma, non ci sarebbe nulla di strano e di inconsueto rispetto al fine lavorativo dell’azienda. Nella lettera, Montagano sottolinea il valore dell’attività della sua azienda, all’interno della quale confluiscono diverse tipologie di rifiuti organici. Ivi compresi quelli della recente AR. Ma anche a tal proposito le critiche si sprecano. Dalle colonne de Adesso il Sud, sempre Trivisonne constata un altro fenomeno strano e inquietante: “Nonostante le denunce e le segnalazioni agli uffici competenti, nulla è stato fatto, e il traffico di camion puzzolenti che arrivano soprattutto dalla provincia di Napoli e Caserta aumenta sempre di più”. Segno che la differenziazione è andata al di là dei confini della regione. L’amministratore della Ecoagrimm, però, è quanto mai deciso ad andare avanti. Anzi impugna il coltello dalla parte del manico e denuncia Pasquale Dotoli che “se a causa di Sue richieste e/o mancata difesa da parte delle Istituzioni, verrò investito da restrizioni e/o altre prescrizioni illegittime, verrà cessata l’attività di compostaggio per tutti i motivi sopra riportati e verranno chiesti, senza alcun altro preavviso nelle opportuni sedi legali il rimborso dell’importo di € 13.000.000,00 pari alle spese che la Ecoagrimm ha sostenuto per l’investimento industriale insediato, autorizzato e omologato, oltre che il rimborso di tutti i danni morali e materiali che potranno essere riconosciuti in corso di causa”. La palla, piena di liquami, è, quindi tutta nelle mani del sindaco.

Published in: on 21 ottobre 2009 at 22.29  Comments (1)  
Tags: ,

The URI to TrackBack this entry is: https://radicaliliberi.wordpress.com/2009/10/21/senti-che-puzza-scappano-i-cani/trackback/

RSS feed for comments on this post.

One CommentLascia un commento

  1. per quella puzza, dietro ci sono le lobby massoniche, dicono che anni fa intervenne l’ARPA e per sino il ministro dell’ambiente.


Lascia un commento