Foggia – Viareggio 1-1, le pagelle

LE PAGELLE – Ginestra 7 – Due paratoni a partita dovrebbero bastare per evitare la sconfitta in futuro. Anche perché, alla fine, si spera che il Foggia non sia sempre quello visto in campo contro il Viareggio. Da favola la palla che Paolone toglie dalla porta alla metà del secondo tempo arrabbiandosi poi come un adolescente grunge.
Molina 5.5 – Qualche buono spunto, qualche buon cross, qualche buona chiusura. Una partita di qualche. Non è un terzino, in qualche modo si ritrova a farlo. Metterlo al posto di un qualche Cortesi?
Cardin 5 – Finora, uno dei migliori della stagione del Foggia, oggi rovinoso. Regala (in concorso con Wagner) a Carnesalini la palla che Re Mida Lepre trmuterà nell’uno a uno. Ma, tranne il singolo caso, è estremamente impreciso, non spinge, non pressa, non salta l’uomo. A memoria di giornata, non si ricorda un suo raid nella zona rossa viareggina.
Wagner 5 – Con il suo compagno Cardin, non condivide solo la cromia, ma anche l’abilità di sbagliare una volta , ma di farlo con tutti i crismi dell’errore. Meno arrembante di Como. Stanco.
IL MIGLIORE – Lanzoni 7 – Un leone. Si procura il rigore e per poco, al 92′ non mette il sigillo sul 2-1 del Foggia, mandando a lato di un soffio una punizione alla viva il parroco calciata da Gigliotti. Il tutto, senza mai mollare un attimo sul fronte difensivo. Che transitino in cielo o in terra, i palloni li intercetta tutti, spesso sradicandoli dalla caviglie di qualche calzettone bianco. Non ha pietà e governa come un Re saggio. King Matteo
Gigliotti 6 – Regge l’urto, anche perché, sinceramente, il Viareggio era, è e sarà pochissima cosa.
Cortesi 5.5 – In 97′, fa il fenomeno un sola volta e poi vive di rendita. Per giunta, succede al decimo minuto del secondo tempo e Tiboni, con cui pure ha condiviso l’esperienza atalantina, non lo capisce nemmeno. Fiacco e lento, non ha ancora giustificato le voci che lo vogliono un campioncino in erba. Evidentemente, quelle voci provenivano da qualcuno che con l’erba c’ha fatto altro… In attesa di smentita
Meduri 6 – Per colpa di uno sciagurato secondo tempo rischia di mandare ad escort (nuova fraseologia del Duemila) un primo tempo da sballo. Nella prima frazione, calamita tutti i palloni, nel secondo, non ne tocca uno.
Tiboni 4 – E va bene, è poco assistito. E va bene, fa qualche sponda per i compagni. E va bene, non è al top. Ma benedetto Iddio questo ragazzo non ci va neppure vicino alla marcatura. Ricorda i peggiori attaccanti della storia recente del Foggia. Fermo, immobile (purtroppo non Ciro, quello ce l’ha Sdengo a Pescara), spaesato, frustrato. Non si muove. Lo Zaccheria, che tanto l’ha atteso, adesso lo spernacchia impunemente. Quando esce dal campo fa la parte del concorrente scrauso de La Corrida di Corrado: partono male parole, fischi e molti buuu. Delle due l’una: o è una crosta o è fuori forma. Al Cina l’ardua sentenza (di tenerlo in panchina).
Venitucci 5.5 – Un tiro rimpallato da un difensore toscano e il gol su rigore. Punto.
Defrel 6 – Mostra vivacità e voglia di fare. Ha classe e un buon piedino. Si sacrifica a centrocampo, spezzando spesso e volentieri il gioco (si fa per dire) del Viareggio e riconquistando la palla. Per un pò sembra che giochi troppo veloce per gli svogliati compagni di casacca. Alla fine, anche lui si adatta ai tempi. E s’appisola.
Bonacina 5 – Con quel che ha a disposizione non può fare di più. Un pizzico di coraggio e di motivazione in più, però, ticca lui darli alla squadra. Un tifoso in tribuna, alla fine del primo tempo, ha sentenziato: “Bonacina è bravo e caro, ma quando fa 1 a 0 s’ammoscia“. la saggezza popolare non ha limiti…

Foggia manda il Como in coma ma niente eutanasia. Finisce 0-0

Ginestra 6.5 – Un lettino, un drink, un dolcetto. I compagni di squadra sono stati costretti ad andarlo a pescare sulle sponde del Lago di Como che volge a mezzanotte. Una partita di tutto relax, per il portierone rossonero. Entra in gioco soltanto sulle palle alte. E sono tutte le sue. Spietato
IL MIGLIORE – Cardin 7 – Ricetta: Prendete Javier Zanetti (ciuffo compreso), ossigenategli di biondo i capelli dopo averglieli leggermente scombinati; mettetegli indosso una maglia bianca con banda obliqua rosso-nera (facendo ben attenzione acché non sia quella in provenienza da Milano) e avrete un trattorino: Cardin. Un mostro, ancora una volta. Chiude gli spazi, sfanga migliaia di metri sulla fascia destra. Il primo tempo di Como è di quelli da beatificazione immediata. Un campioncino. Cala nella ripresa. Ma va detto che i lariani, dalle sue parti, neppure ci arrivano…
Tomi 7 – Il cuore del capitano. Difende e attacca. Non si arrende mai. Recupera decine di palloni a centrocampo, giocherella con gli svogliati comaschi. Saranno i tatuaggi, ma quasta specie di motociclista fa paura solo a guardarlo. Capitano coraggioso
Wagner 6.5 – Come al solito, gli tocca il lavoro sporco. Dà mazzate che, per gli avversari, saranno lividi per qualche settimana buona. Con Meduri ha trovto l’affiatamento, un muro invalicabile che nemmeno a Berlino. Certo che, adesso, Perpetuini ne avrà da sudare per scalzare ‘sto ragazzetto.
Lanzoni 7 – Fe-no-me-na-le. Con quell’aria retrò, un pò Rosario Fiorello, un pò personaggio di Andrea Vitali, baffetto alla socialista massimalista poi sciarpa littoria della prima ora, il buon Lanzoni ci dà di manganello peggio del VII Reparto a Genova. Vale come un gol la diagonale difensiva messa in scena all’ultimo secondo utile dell’incontro, quando il 90′ era già scoccato.
Gigliotti 6.5 – Uno più uno fa sempre due. Uno, Lanzoni, due Gigliottìconl’accentosullai. Sfiora il gol in due occasioni, confondendosi con quell’altro che pure ha l’accento a fine cognome. Ne avesse dentro almeno una, oggi, si potrebbe dire che il Foggia ha un nuovo bomber.
Cortesi 6 – Oggetto del mistero. Alterna giocate da Maradona ad altre alla Pilleddu. In due distinte occasioni regala stop da capogiro e applausi sulla sedia. E, in entrambi i casi, sciupa tutto con cross digraziati. Deve aggiustare il piede. E sperare che Molina non corra più veloce. O almeno, non tanto da levargli il posto. (53′ Molina 5.5 – Fuori fase)
Meduri 6.5 – Come Wagner, ma a nomi invertiti. E con molte aperture in più.
Giovio 6 – Tanto sacrificio e disponibilità. Incomincia al centro dell’attacoo, finisce a sinistra sulla trequarti, poi ancora al centro. Fa tanto movimento e si spompa. Si vede che non ce la fa a reggere i ritmi di gara di Bonacina. Esce dopo 45′ (46′ Tiboni 6 – Meriterebbe qualcosa di più, per l’impegno e per la mole di gioco creata. Per tre volte, sfiora il vantaggio, per tre volte, però, ha anche il demerito di non fare l’attaccante. Mezzo voto in meno per l’occasione facile facile gettata in mano all’incerto Giambruno.)
Venitucci 5.5 – Si, è pur sempre Venitucci e quando si accende lo si nota. Ma se si intestardisce e perde palla a centrocampo rischia di fare più danni che altro. Un discreto primo tempo, una ripresa mogia mogia. Il mister lo toglie a 20′ dalla fine (70′ Agodirin 5.5 – Da lui ci si attende la svolta, ed invece fa tanta confusione. Forse, sarebbe stato più appropriato mettere dentro Defrel)
Lanteri 6.5 – Sbaglia un paio di gol facili facili, è vero, ma senza di lui questo Foggia sarebbe un’auto che procede a fari spenti. All’inizio del secondo tempo la mette anche dentro, ma l’arbitro gli strozza il fiato dell’esultanza in gola. Gioca tantissimo per la squadra e finisce stremato.
Bonacina 7 – Il suo Foggia ha una personalità vincente. Segna poco, ma subisce altrettanto poco. La possibile capolista soccombe per tutti i 90 e rotti minuti, ingabbiata nelle trame rossonere. La macchina è un diesel, diamogli il tempo di rodare.

Foggia, persa anche la partita più inutile della stagione

Santarelli 6.5. Giornata inoperosa. Qualcuno lo ha visto contrattare con una vedova silana l’acquisto di un prezioso ventaglio in seta per smuovere l’aria ferma dell’area di rigore foggiana e trovare conforto dal caldo agostano. Peccato che le trattative si siano svolte in occasione di quell’unica occasione seria capitata sui piedi della volpe Biancolino. Si riscatta alla grande nel finale. Qualche incertezza sulle uscite, ma se la cava sempre. Non abituiamoci, tanto partirà anche questo. Destinato
Caccetta 6. Sarà l’atmosfera da rompete le righe, ma, per una volta, non fa piangere ed incazzare peggio di una puntata di Elisa di Rivombrosa. Anzi, nelle battute finali si destreggia decentemente anche in fase difensiva. Un paio di volte fa anche bei cross. Tardivo
Regini 6.5. L’unica cosa che consola è che, pur in caso di promozione, sarebbe tornato alla casa madre blucerchiata. Nel suo destino c’è la serie B. E c’andrà. E’ la nota delle note positive dell’anno primo della seconda èra zemaniana. Anche quando potrebbe dormire, corre come un cavallo imbizzarrito. Meritava la fascia di capitano. Con lui, il Foggia perde un gioiello. Spreco
Kone 5.5. E’ il primo, l’ivoriano, a dire che, se dovesse rimanere Sdenko, allora anche a lui non dispiacerebbe riprovarci. Stranamente, in questo, è stato il più veloce di tutti. Gioca da play e randella che è un piacere. Ma non imposta che il minimo indispensabile. E, a volte, nemmeno quello.
Rigione 5.5. Come Costacurta, sopravvive perché, accanto, ha chi copre le sue magagne. Billy aveva Franz Baresi, lui, a proposito di Milan, Romagnoli. Indeciso in molte occasioni, si lascia bucare sul gol del vantaggio. Da regolare
Romagnoli 7. Il voto risente della continuità impressionante che ha contraddistinto tutta la sua stagione. Anche a Cosenza non ne sbaglia una. Il Varese già lo corteggia per affidargli le chiavi della difesa. Il Pakistan lo avrebbe chiamato per prevenire l’attacco dei droni Usa. Smentisce l’adagio: a fare per tre è sempre lui. Radar
Farias 5.5. Veloce ma poco incisivo. Il Foggia si butta a sinistra e lui resta fuori dal gioco d’attacco. Quando prova a fare tutto da solo, si scontra contro il lunghissimo Marino. Bisognerebbe proporgli sin da ora l’occasione del riscatto. I numeri ci sono, serve continuità. Prenda esempio da Romagnoli.
Agostinone 5. Veloce nel giorno in cui non serve a nulla. S’impegna ma è un po’ pasticcione. Non ha il piede caldo, sbaglia cross, lanci, passaggi e punizioni. Il disimpegno dei compagni ed un campo non proprio ottimo lo penalizzano. Va bene l’impegno, ma bisogna concretizzare, Oggi non lo voleva nessuno. Forse, nemmeno lui
Sau 5. Capocannoniere spento.
Laribi 5. Mai in partita, si è addormentato un paio di mesi fa e nessuna bella principessa è riuscito a farlo rinsavire. Il piedino ce l’ha addormentato e questo nuoce a tutto il Foggia, cui sono mancati, e tanto, i suoi suggerimenti ed i suoi spunti. Non rende quanto dovrebbe. Al San Vito non si vede mai. Do not disturb
Insigne 6. Lo scugnizzo di Frattamaggiore ha provato a graffiare. Solo lui, in pratica, ha creato qualche grattacapo alla difesa rossoblu. Da show l’azione del primo tempo con cui si beve un’intera difesa, per poi sparare su Marino. Al Napoli non serve. Al Foggia sì
Zeman 5.5. Di più non poteva fare. Questa è la squadra. Resta, non resta, resta non resta. La margherita passa a Casillo. Consola che, perlomeno, non ha subito l’imbarcata di fine anno.

Published in: on 15 Maggio 2011 at 22.29  Lascia un commento  
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Quanto sei brutto, Foggia! Il Siracusa non perdona

Ivanov 6. Se non avesse cincischiato in occasione del gol di Bufalino, potremmo finalmente dire che il ragazzo è ritrovato. Resta sempre, però, la sensazione di incertezza quando la palla si avvicina dalle sue parti. Fa il coraggioso nelle uscite, è troppo spavaldo, si lancia avventurosamente che manco Indiana Pipps (parliamo sempre di Ivanov, eh, quindi lungi da noi il paragone con Harrison Ford). Sventa almeno tre palle gol dei padroni di casa. Poi, purtroppo l’errore. E, qui, è la solita storia. Cardiologia.
Kone 6. Va. Ci crede fino in fondo. Quando difende a volte tira parolacce ai fan (con buona pace della bontà zemaniana), ma i suoi raid sono gli unici che mettono in pensiero la retroguardia biancazzurra. Corre – e questa è già una notizia – ed è in forma. Utile.
Regini 6.5 (IL MIGLIORE). Impressionante. Randella senza pietà le gambe degli avanti siracusani e, per non farsi mancare davvero nulla, fa il Regini per tutta la partita. Monitora la fascia sinistra in maniera impeccabile, supplendo anche ad un Laribi che oggi tendeva ad accentrarsi troppo. Ha sette vite. Gatto.
Burrai 5. Pronto?!? Pronto, chi è?!? Oh! Burrai, Burrai, Burrààààà. Ti sei svegliato? Troppo tardi, i tuoi compagni sono già in aereo.
Rigione 5. Pronti via e la fa grossa, regalando palla a Koffi come un Bacio Perugina. Speriamo almeno che dentro ci fosse un bel messaggino d’amore, perché ne ha bisogno. E’ l’unica pecca in una difesa che tiene. Esce zoppicante. Riprenditi. (25′ st. Torta 4. Quanto basta per ricordarci perchè ha i calli al sedere)
Romagnoli 6. Capitano o mio capitano. Non si distrae mai ed è costretto a fare anche il lavoro del vicino di reparto. Adesso Casillo dovrà pagargli lo straordinario. Toppa.
Farias 4.5. Una tragedia. Non c’è ombra del calciatore ammirato nelle primissime partite. Il campo di Siracusa di certo non gli è congeniale, essendo, lui, un tecnico ed un rapido, due caratteristiche che,limitatamente alla terra battuta sicula, proprio non si addicono. Ma non è la prima volta. In attesa di risposta. Stand by. (27′ st. Agodirin 5.5. Non cambia il volto della partita. Lo aspettiamo da titolare)
Agostinone 5.5. Se uno è da 5 anni menzionato fra i panchinari con la nomea di eterna promessa ci sarà anche un motivo, vero Zeman? Svolge un compitino che non aiuta veramente nessuno. Quale, poi, sia, non lo sa nessuno. Un giorno attaccante, un giorno mezz’ala, oggi addirittura nel ruolo di Salamon. Lo aspettiamo in porta. Meglio di Ivanov, magari, sarà. Cangiante.
Sau 6. Mamma mia quanto corre. Sopperisce al campo pietoso mettendoci i muscoli, l’unica cosa plausibile. Ma predica in un deserto di farisei. Volenteroso.
Laribi 5.5. Vivacchia in mezzo al campo, schiacciandosi troppo sul già impacciato Agostinone. Forse, sarebbe valsa la pena provare ad invertirli di ruolo., tanto per cambiare. Senza Salamon è come una mortadella senza panino, insulsa.
Insigne 4. Ci sono giornate che è meglio tapparsi in casa e non uscire alla mattina. Il folletto di Frattamaggiore, oggi, non riesce ad imbroccarne una che sia una. E, come aggravante, non ci mette nemmeno l’impegno. Se perde palla, si ferma. Eppure dicono che la primavera faccia girare l’ormone. Ecco Lorè, fai l’ormone. Biologico. (39′ Varga 5. Per fortuna è in prestito)
Zeman 5. Maestro posso farle una domanda? Ma per mettere Agostinone lì, proprio nel cuore del centrocampo, quanto ha fumato? E cosa? Per fortuna domenica si torna allo Zaccheria ed alle innocue caramelle.

Un Foggia bello da impazzire annienta l’Atletico Roma

Santarelli 5. Eroe su una zuccata di Ciofani, schiappa terrificante quando punta a fare il fenomeno sugli avanti laziali con finte e controfinte. Talmente tanto funambolico, che finisce per incantare anche se stesso. Si fa male proprio nel momento in cui avrebbe anche potuto prendersi un caffè in tutta tranquillità. Spariamo non sia nulla di grave. Pendolo. (31’ st – Ivanov 6. Giusto il tempo di inzaccherarsi i tacchetti)
Kone 7. Spinge, dribbla (lui si, riuscendoci), crea gioco. Offende e difende. Gode del miglioramento di tutta la squadra. Visto così, non sembra nemmeno quel mattone che, in alcuni frangenti, ha impersonato. È uno dei giocatori più in forma dei satanelli. Terzino.
Regini 6.5. Salva, immediatamente prima dello 0-1, una palla sulla linea di porta. Poi, nel secondo tempo, va vicino anche al gol. Vista questa Sampdoria, gli converrebbe rimanere in questo Foggia. Fondamentale.
Burrai 6. Nel domino della metà campo foggiana, dove ognuno scala assolvendo il compito di chi precede, si trova arretrato in fase di regia. Salamon gli tira lo scherzetto regalandogli la casella da titolare. E lui fa il suo. Disciplinato
Rigione 6.5. Si fa sorprendere da Cofani quando, per un pelo, il centravanti romano non fa gol. Ma fa alcuni interventi da premio Nobel. Stando alla calma che assicura alle coronarie, è quello per la Pace. Obama bianco.
Romagnoli 7. Semplicemente, un muro.
Farias 5. Fuori forma, fuori fase, fuori tutto. Prova a duettare con i compagni di reparto senza, tuttavia, riuscire a stare al passo dei più in palla Sau ed Insigne. La pausa cade a fagiolo. Dategli un’amaca. (12’ st. Agodirin 6.Dà brio alla fase offensiva, ma palla tra i piedi si incarta ancora troppo)
Palermo 5. Funge da anello debole del gioco della mediana rossonera. A lui spetta fare da Burrai, ma è come se Burrai, prima di scendere in campo, fosse stato messo sotto da un autotreno in piena corsa. Dovrebbe creare e non abbozza neppure, dovrebbe mettere ordine ed invece crea caos. I suoi lanci sono tutti e puntualmente imprecisi. Non è un caso che Zeman lo butti fuori. Evanescente (12’ st. Agostinone 6. Una bella sorpresa.)
Sau 9. Grandissima partita. Due gol e un assist. Quest’ultimo da vero e proprio rapinatore, burlandosi di Doudou come fosse un pivellino. Erano anni che a Foggia non si vedeva uno così. Macchina da gol.
Laribi 7. Clamoroso al Cibali. Non doveva neppure giocare. Ed invece gioca e fa il solito immenso partitone. In un centrocampo tutto sommato sottotono, è lui a dare la scossa e a prendersi sulle spalle l’onere di organizzare. Da una sua conclusione, smorzata, nasce il vantaggio di Sau. Direttore d’orchestra
Insigne 6.5. Lo fa il suo bel golletto, ma ha vissuto domeniche migliori. Lui è quello che ha più bisogno di riposarsi. Ha dato tanto, tantissimo. Ora può rilassarsi.
Zeman 7. Fa cinque. E speriamo anche sei, sette, otto…

Raid di Insigne. Al Foggia basta una bomba per radere al suolo l’Andria

Santarelli 6. È il tipico portiere zemaniano. Fra i pali fa tremare, fuori va meglio. Eppure, stavolta rischia di farla grossa e rovinare la festa derby ai rossoneri uscendo su Statella fuori area. Sia come sia, se non l’avesse fatto oggi saremmo qui a discutere di chissà che cosa. Quindi, bravo.
Kone 7. Senza parole. Perlustra la fascia di destra come un caccia Usa, con la differenza che non punisce gente inerme. Nel contempo infligge dolori, e non pochi, alla retroguardia in bambola dell’Andria. Da solo sterilizza l’uomo più pericoloso dei federiciani, Doumbia (non pervenuto), e mette in crisi mezza squadra avversaria. Una conferma di più che, da quella parte, ci sa fare.
Regini 6.5. Inizia male, malissimo. C’è mancato poco che Zeman ed i suoi tifosi entrassero in campo a randellarlo per un paio di passaggi a vuoto. Poi si rimette in carreggiata e non lo ferma più nessuno. Vita spericolata.
Salamon 6.5. Pronti via e manca un pelo per metterci il suo mitico testone polacco. Solo la sfiga mortale impedisce che quel tocco non finisca alle spalle di Spadavecchia. Come sempre Sdenko lo piazza al centro del centro e lui lo ripaga con una prova di quantità ma anche di tanta qualità. È una diga, ma non come il Vajont. Anche quando piove sulla squadra (vedi Gela) e i terremoti causano smottamenti terresti, non vien giù e protegge chi a lui si affida. Sicurezza.
Torta 6. Se riesce ad amministrare il gioco è soprattutto per merito di quel mago che è Romagnoli. Ma tutto sommato si guadagna la sua pagnotta. Questo passa il convento.
Romagnoli 7. Quando gioca in questo modo viene voglia di baciarlo con la lingua. Controlla tutto e prende tutto. Gioca sempre in anticipo e sale anche sino a centrocampo. Lui c’è. Adesso Casillo non spenda soldi per cercare altro. Semplicemente, lo cloni.
Farias 5.5. Molti palloni passano per i suoi piedi. Sarà per la fiducia che ispira per quel nome esotico da palcoscenico mondiale, ma i suoi piedi fungono da calamita per i compagni. Stavolta, però, non convince. È molle, lento e non salta mai l’uomo. Ha anche un paio di occasioni per timbrare il cartellino, le manca goffamente. (23’ st. Agodirin 5.5 Non aggiunge molto il folletto nigeriano. Solo, si mangia un gol in dirittura d’arrivo)
Burrai 6. Il tandem con Salamon funziona alla grande. Monitora la situazione senza patemi, filtra e riparte. Il terreno scivoloso e fangoso non aiuta la sua grande tecnica che pure s’illumina nei lanci calibrati con il goniometro. Geometra.
Sau 6. Da cannoniere a faticatore. A servizio della squadra per tutti e 90 i minuti. (39’ st. Agostinone sv. Per il tabellino)
Laribi 5.5. Due tiri. Uno sul palo, uno alle stelle. Avesse tracciato la mediana, forse, ne sarebbe bastato uno. Il gioco ruvido non lo favorisce, il fraseggio impostato sulla funzione di controllo neppure. La sua missione è attaccare, non può metterla in campo appieno. (27’ st. Palermo 6. Mette ulteriore ordine ad un centrocampo già di per sé puntiglioso. Si lascia ammonire per un fallo tecnico che blocca una ripartenza andriese)
Insigne 6.5. Tocca due palloni. Uno lo serve a Laribi che lo stampa sul palo. Con il secondo scherza Spadavecchia costringendolo a calarsi per raccattarlo in porta. Da scugnizzo a killer. Non mette in campo le sue solite meraviglie funamboliche, ma quanto fatto basta ed avanza. Avanti così.

Botte, carabinieri e risse. Libia? No, lo Zaccheria. Pagelle di Foggia – Gela 2-2

PAGELLE – Ivanov 5.5. Una domanda: quando torna Santarelli?
Candrina 6. Come sempre si lancia nelle scorribande nella metà campo avversaria e, per far questo, scopre la difesa. Dà la sensazione di patire qualche acciacco. Sandokan con le bende. (26’st, Agodirin 6.5. Indovina indovinello, chi è il più furbo del campo? Ma sì, è Lola! Il Gela perde tempo per l’intero secondo tempo. Omaccioni grandi e grossi, senza pioggia, né campo pesante, non possono tutti essere afflitti da crampi o da ginocchia molli che cedono tutto d’un tratto provocando cascate di corpi come carneficine. E allora, alla prima occasione lui si prende la vendetta. E ora provate a prenderlo.)
Tomi 6. In settimana, nel ghiaccio di Ordona, si era sottovalutato, dicendosi non ancora maturo ad affrontare una gara per intero dopo tre mesi lontano dai campi. Cosa non vera. Tomi gioca 90 minuti, spinge sulla fascia, difende e si propone in avanti, dialogando con un non ottimo Insigne. Leone.
Salamon 6.5. Si piazza al centro e non lo smuovi nemmeno con la dinamite. Randella e si fa randellare. Si intestardisce, nei primi minuti, per calciare una punizione dal limite che, per due volte, manda a schiantarsi contro la barriera biancoazzurra. Poi cresce, giocando una partita da autentico Pirlo in fa minore. Serve palloni con il contragiri sia a Farias che ad Insigne. Colosso polacco
Rigione 5.5. Vero è che beccare gol come il Foggia li ha beccati oggi non comporta, necessariamente, responsabilità soggettive. Vero è anche, però, che non puoi farti star lì ad ammirare gli avanti che bellamente tirano verso il portiere più scandaloso degli ultimi 150 anni della stria dell’Italia unita. Statua di pietra. (20’st, Torta sv Non ha fatto nemmeno la doccia)
Romagnoli 6. Come sopra, ma con il merito di accalappiare quelche palla in più. Ferma in maniera egregia Docente lanciato a rete con un intervento da magistero.
Farias 7. Corre corre corre. Ha sette vite e chissà quante batterie. Altro che Duracel. Sulla destra spadroneggia che nemmeno Gheddafi a Bab al Azizia. Prova anche a mettere le melanzane nel piatto alla norma in prima persona, senza tuttavia riuscirci. Bep bep.
Kone 6.5. Inizia benino. Zeman lo preferisce a Burrai e lui prova a ripagare la fiducia del boemo. Prova anche ad impostare e non solo ad arrembare. Nel primo tempo, dai suoi piedi passano diversi palloni. Serve un assist al bacio per l’1-0 di Sau che lascia di sasso tutta la retroguardia del Gela. Capita l’antifona, i centrocampisti gelani gli montano attorno la gabbia e non gli consentono più nulla. Prigioniero. (39’st, Agostinone sv)
Sau 7. E sono 15, superato Insigne e di nuovo capocannoniere. Dormicchia per tutta la partita, spara alto in un paio di circostanze. Non brilla per vivacità. Ma due volte viene chiamato in causa e due volte non fallisce. Il 24enne sardo fa godere da Dio tutta la curva Sud. Provoca la rissa finale. Ma, in fondo, meglio così. Cinico.
Laribi 5.5. Non è il miglior Laribi, quello che scende in campo contro il Gela. A mobile è anche mobile, ma a volte è troppo prevedibile ed è un po’ fuori dal gioco. Non riesce a dar sfogo a tutta il suo estro.
Insigne 5.5. Quando vuole fare il Maradona a tutti i costi è urticante.
Zeman 6. Nessuna squadra composta da sani di mente avrebbe preso gol come è successo per la seconda marcatura del Gela. È la sintesi di quello a cui si va incontro se il tuo coach si chiama Zdenek e di cognome fa Zeman. Ma, tutto considerato, il suo Foggia non demerita. Stradomina il primo tempo ed anche il secondo. Se l’arbitro avesse dato recupero, chissà che cos’altro sarebbe successo. Quisquilie e discussioni che odorano di giustificazioni. Resta che, il Foggia non è autorizzato a pareggiare in casa con il Gela.

Il Foggia si traveste da corsaro e cannoneggia la barchetta povera del Viareggio

Ivanov 7. Mezzo voto in più per i progressi. A Viareggio, praticamente, si è fatto un bel picnic in un’altrettanto bella giornata di sole. Non è mai chiamato, tranne in un’occasione nel primo tempo, a parate impegnative. Ma monitora con estrema calma l’area e dimostra anche di avere un buon piede. Questa volta nessun infarto a Foggia durante la partita. Work in progress.
Candrina 6.5. Rodaggio difensivo più che superato. In fase offensiva sostiene Farias che è una bellezza. Non sbaglia mai. Avete presente Caccetta? Ecco, è la sua nemesi. Per fortuna.
Regini 7. Questo qui è la chiave dei satanelli. Impazza dappertutto, corre, ci mette cuore, polmoni, classe. Gioca con scioltezza ma con grandissima concentrazione. Capitano coraggioso.
Salamon 7.5. Geometra polacco con una classe grande così. Quando ha, ai suoi lati, giocatori veloci come Laribi e Burrai, gioca tranquillo disegnando parabole magistrali negli spazi che gli si aprono. Il centrocampo del Foggia è questo. Rischia di rompersi la zucca per metter dentro il cuoio del raddoppio. Anema, core e piedi…
Iozzia 6. Non ha molto tempo per esprimersi, ma non dà segni di debolezza (Rigione 7. Una partita di forma e sostanza. È la frontiera dei palloni che i viareggini cercano di contrabbandare nell’area franca foggiana. Ma stavolta, sarà l’aria del Nord, le barriere sono chiuse inesorabilmente. Severo)
Romagnoli 7. È il Thiago Silva della difesa di Zeman. Vedere giocare un difensore in questo modo, dopo le tante pippe incassate nelle giornate trascorse rinfranca il cuore dei tifosi e rassicura gli animi degli scettici. Come Rigione, veste anche lui la divisa da controllore. Ed è altrettanto spietato nel perseguire i fuorilegge di confine. Oltre quelle linea non si passa. C’è lui.
Farias 8. Entra in tre dei quattro gol del Foggia. Serve due assist per il tre e per il quattro a zero. Apre i botti nel primo e nel secondo tempo. Va più volte vicino alla marcatura e non entra in tabellino più per sfiga che per altro. Che dire? Grazie.
Burrai 7. Rapido e deciso. Un filtro che depura il cerchio centrale dalle scorie del pericolo. Sbaglia un paio di appoggi e in un caso rischia di combinarla grossa. Ma è in perenne crescita. Meglio di Kone in questo schieramento a tre. Dona brio e velocità. (Kone 6.5. Entra e segna. Per una volta ha fretta)
Sau 7.5. è appariscente come i due compagni di reparto che spirano come venti impetuosi nelle costole dei cagionevoli viareggini. Ma fa quel che conta. La mette dentro. Con quello di oggi, i suoi gol sono 14. Raggiunto Insigne. L’altra metà della mela. (Agodirin 7. Fucila il portiere su servizio di Farias, un’esecuzione fatale. Meriterebbe legnate per aver tolto un gol a Insigne)
Laribi 8. È in uno stato di forma a dir poco eccezionale. Duetta con Sau e con Farias, suona con Insigne melodie che sono un piacere per le orecchie di tifosi rossoneri. L’unico modo per non lasciarlo scappare è metterlo giù. Sarà uscito con le caviglie martoriate. Si capisce perché lo cerchino tutti. Gioiello.
Insigne 9. Esagerati? Macché. Il ragazzo ne combina di cotte e di crude. Fa impazzire letteralmente difesa e centrocampo del Viareggio. È inarrestabile. Gioca con ogni parte del corpo, sa usare i piedi come pochi altri. Per questa serie non è semplicemente una ricchezza, ma un lusso diamantato. È uno degli attaccanti più forti che abbiano vestito la maglia rossonera negli ultimi 30 anni. Peccato per il gol annullato. Fenomeno.

Harakiri Foggia. Anche il Barletta espugna lo Zaccheria

Santarelli 6. Poveraccio, le prime due palle che gli recapitano se le deve andare a raccogliere da solo sul fondo della rete. Non ha responsabilità soggettiva. Salva la bandiera due volte e, nel marasma dello Zaccheria, tiene a galla il Foggia. Nel curriculum della giornata, anche due dribbling alla Insigne. Onorevole
Candrina 6. Peccato che, nel secondo tempo, si spegne la sua luce, dopo un primo tempo tutto corsa e cross. Ma la luce devono andare ad accenderla, sotto forma di cero votivo, i tifosi rossoneri al Santuario dell’Incoronata. Ha scalzato, ma non era difficile, l’inguardabile Caccetta. Ti piace vincere facile?
Regini 6. Quando decide di fare il fenomeno non lo fermano neppure le cannonate. Avanza come un machete nel mezzo della foresta amazzonica. Tronca gli avversari e serve palle ghiotte che i compagni non sfruttano una volta una. Mastino
Burrai 4.5. Doveva fungere da Fellini della squadra. Ed invece non è stato degno neppure delle peggiori interpretazioni di Enzo Ghini. Gaffe a ripetizione, erroracci impensabili che uno come lui non può permettersi neanche volendolo. Buffetto
Iozzia 5. Il Barletta, nel primo tempo, tira due volte. Una volta con Ischia; un’altra volta con Innocenti. Se non fosse stato impegnato, causa colazione di lavoro, al bar dello Zaccheria, probabilmente li avrebbe sovrastati. Qualcuno lo vada a chiamare. Ritardatario
Romagnoli 5.5. Aspetta Iozzia fuori dal bar, parcheggiato con la sua 127 sulle strisce pedonali. Assente in occasione dei due raid barlettani nel cielo di Foggia. Si riabilita un pò nella ripresa. Non abbastanza.Insufficiente
Farias 6. Per buona parte della prima razione di gioco si scorge una vaga somiglianza con Maradona. Salta Frezza come fosse una sagoma. Esperta, ma pur sempre una sagoma. Poi l’ex foggiano gli prende le misure e gli costruisce attorno la barriera. Ma il Foggia si regge sulle sue folate. Può essere decisivo. Champagne con poche bollicine. Sgasato
Kone 4.5. Avviso agli spettatori dello Zaccheria. Shhhhhhh. Silenzio, rischiate di svegliarlo. Francamente, risulta difficile capire come mai Zeman continui a puntare su uno così. La sua lentezza fa piangere. Prendete il gol che sbaglia sul finire del primo tempo, attuatelo sulla squadra ufficiale “U.S. Maria Grazia Barone”, ed avrete un gol in rapidità. Ma Kone proprio non se la sente di contraddirci. Ripetitivo
Agodirin 5. Kolawole non ha la stoffa del centravanti. Anzi, stavolta non ha la stoffa neppure di una pochette. Macchinoso e lento, imbrigliato fra i centrali biancorossi. Fuori posizione
IL MIGLIORE – Palermo 6.5. L’abbiamo detto e lo ripetiamo. Questo ragazzo ha le capacità necessarie per completare, lì in mezzo, la squadra. Lavora per tre: per lui, per Kone e per Burrai. Stakanovista
Insigne 6. Per contratto, è previsto che giochi soltanto un tempo. Una settimana il primo, una settimana il secondo. Contro il Barletta, il primo tempo è da nervi: sbaglia passaggi, cross, tempi degli inserimenti. Nel secondo tempo, sospinto dalla Sud alle spalle, inizia a fare l’Insigne. Non ci si stanca mai dei suoi dribbling, della sua eccelsa capacità di saltare l’uomo servendosi del tacco. Quel piedino è magico. Adesso Zeman lavori per renderlo attivo per 90′. Part-time
Zeman 5.5. Cosa poteva fare più di così? Gli uomini sono quelli che sono. Suggeriamo una sveglia nelle orecchie di Insigne ed un puma alle calcagna di Kone. Finisce con 5 attaccanti. Ma non sempre basta per buttarla dentro. I risultati iniziano a preoccupare. La classifica scivola via. sarà per la prossima volta

La festa dei Folli. A Foligno, un Foggia targato Tafazzi

Arringa: Zeman. Sotto, fra i pazzi, spiccano Caccetta, Kone e Salamon

Santarelli 5.5. Sul gol del pareggio umbro si lascia sfuggire il primo – innocuo – colpo di testa di Fedeli (che, poi, lo stesso Fedeli ribadisce in rete). Si avventura per tutta la partita in una serie di dribbling che manco fosse Lio Messi. Perlomeno, a differenza del suo compagno Caccetta, gli riescono. Ma dovrebbe fare il portiere. Un diktat: non rilanciare mai più servendo Caccetta. Minacciato
Caccetta 2. Sempre meno giocatore e sempre più ameba. Della sua partita non si ricorda una cosa positiva. Sbaglia ogni passaggio, non spinge e quando prova a difendere viene saltato con categorica puntualità. Giacomelli in stato di grazia, ma lui non lo becca mai. Delle due l’una: o Zeman lo getta in panchina oppure lo relega in tribuna. Democratici (noi)
Regini 5.5. Per tutto il primo tempo fa capire al suo compagno schierato a destra come si gioca da terzino. Un pendolo che è dappertutto. Avanti, dietro, cross, contenimento. Giunti comprende che i pericoli possono partire dalle sue zone e sposta Giacomelli. Da quel momento in poi, Vasco non spadroneggia più. Soffre in marcatura ed in contenimento. Nel marasma generale, almeno c’ha provato. Passabile
Salamon 5. Benedetto figliolo, quando capirai che l’ingenuità, nel calcio, porta sempre a cattive azioni? Abbocca come una triglia al giochetto di Scaudone. Lui tocca l palla e, plof!, l’umbro cade giù in area. In superiorità numerica poteva evitare lo svarione. Peccato, perché nel primo tempo era stato fra i migliori. Dopo il fallo da rigore, si eclissa. Immaturo
Romagnoli 6. Il capitano è come un radar. Appena nella sua visuale compare un pallone, lui vi si getta per intercettarlo. Diligente nelle chiusure, ottimo in fase di fuorigioco. Ma ancora due gol sul groppone; troppi per un Foggia che vuole sognare. C’è.
Rigione 6.5. Da urlo alcuni suoi interventi. Con Romagnoli forma una coppia centrale di prospettiva. Non fosse per le distrazioni collettive e per l’età in fiore, forse oggi Santarelli ed Ivanov starebbero contando meno gol in passivo. Ma santoddio, fintanto che a destra resta un pertugio fissamente aperto, inutile lamentarsi. Diligente
Farias 5.5. Un buon primo tempo. In due circostanze va vicino al vantaggio. Ha il merito di farsi trovare, ma il demerito, questa volta, di non finalizzare occasioni abbastanza agevoli. Si perde nel naufragio generale dei secondi quarantacinque minuti. Titanic
Kone 5.5. Avevamo chiesto di non riattivare la moviola. Ed invece i suoi movimenti, rispetto alla vittoria di domenica scorsa contro il Lanciano, sono tornati goffi e macchinosi. Ha un buon piede e prova sfruttare quello. Cacciato Caccetta, va a fare il quarto di difesa, a destra. Ma un terzino deve essere rapido di pensiero e di azione. E lui non lo è. Si sacrifica e questo è un dato. Martire
Sau 5. Non brilla neanche nel primo tempo, quando il Foggia gioca in velocità sottomettendo il Foligno. Sbaglia un gol in penetrazione, solo di fronte a Rossini ed entra poco nei taccuini dei cronisti presenti nel Polo del “Blasone”. Ad un soffio dalla conclusione potrebbe salvare almeno la faccia al Foggia. Ma il cross di Insigne a lui diretto viene intercettato appena un attimo prima dell’impatto. Si rifarà
Laribi 6.5. Uno dei migliori in campo. Lui ed Insigne, nel corso del primo tempo, fanno letteralmente andare in tilt la difesa di casa. Danno colpi di piccone al muro erto dal Foligno fintanto che, alla fine, non crolla. Serve l’assist del momentaneo vantaggio rossonero. È in forma. Gioiello
IL MIGLIORE: Insigne 7. Stesso discorso già fatto per Laribi. Nel primo tempo lo trovi ovunque. È il Casini dell’attacco dauno. Destra, sinistra, centro. Si scambia con Laribi e non dà riferimenti ai marcatori del Foligno. Mette dentro da opportunista. È l’ultimo ad arrendersi e quasi quasi riesce anche a servire a Sau il pallone del pareggio proprio in dirittura d’arrivo. Per ora si accontenta di superarlo in classifica cannonieri. Meraviglioso
Zeman 4. Adesso basta. Va bene l’emergenza, ma se ogni domenica bisogna giocare con un uomo in meno (due, considerando che Caccetta fa meno uno per il Foggia e più uno per gli avversari), tanto vale non metterlo nemmeno in campo, quell’uomo. Almeno sta lontano dai guai. Attinga alla primavera, piuttosto. Lì, uno meglio di quel che c’è, sicuramente lo trova. Testardo

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