Lo strano (ed inquietante) caso del bene confiscato ai Lanza


CLAUDIA Cignarella è scorata. Nella sua voce il gusto acre della delusione. “Quanto tempo perduto”, dice a Stato. Il 6 luglio sarà trascorso esattamente un anno da quando il Comune di Foggia ha proceduto a liberare il bene foggiano di Via delle Orchidee, zona Salice, dalle grinfie dei Lanza. Un caseggiato che non è un semplice agglomerato di stanze ma una villa imponente con più appartamenti. Ed una miriade di destinazioni possibili. In teoria, uegli spazi un tempo appartenenti ad una delle famiglie più in vista della criminalità organizzata foggiana dovrebbero essere adibiti oggi ad una “Casa dell’accoglienza”. Nome del progetto che il Noos di Cignarella ha presentato al Comune di Foggia nell’ambito del bando (finanziato e promosso dalla Regione Puglia) Libera il Bene. Iniziativa unica in Italia, finalizzata alla riconversione e al riutilizzo dei beni confiscati. Nel progetto, realizzato in concorso con altri corpi associativi (Abc, Crescere, Genoveffa de Troia, Girasole, Layland, Salute onlus, Sport MasterOne) ed in collaborazione con il Cna, l’obiettivo, utopico, di creare uno spazio contro il disagio. “Allestire, attraverso una collaborazione ad ampio respiro, una struttura pullulante di vita per soggetti svantaggiati”.

LA VICENDA – La storia comincia nel marzo 2010. C’è la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale. A fari spenti, l’anonimo Mongelli si muove e recepisce il bando. Il 24, Claudia Cignarella e le altre associazioni depositano la loro idea, a cui viene dato il benestare un paio di mesi più tardi. Tutto pronto ma manca un particolare: la fruibilità del bene. Secondo le disposizioni regionali, per poter accedere ai fondi (750.000 euro il tetto massimo finanziabile per ogni progetto, cui il Comune avrebbe dovuto contribuire partecipando con il 10% delle spese), l’obbligo è la disposizione dello spazio al successivo 30 giugno. Sindaco, giunta e dirigenti cincischiano. Le associazioni spingono per sbloccare l’impasse e mettono a disposizione dell’Ente di Corso Garibaldi tutto quanto possibile per evitare dilazioni.

LE OPERAZIONI DI SGOMBERO SETTE GIORNI DOPO LA SCADENZA DEL BANDO – Ma non basta. Il bene viene fatto sgombrare soltanto il 6 luglio. Una beffa. Sono passati sette giorni appena dalla scadenza fissata dal bando. La domanda più ovvia ed opportuna: per quale motivo? L’interrogativo fa il giro delle associazioni. Di bocca in bocca fino a Libera, vero e proprio “sponsor morale del bando” e da anni impegnata nel tentativo di recupero e riconversione dei beni confiscati. Mimmo Di Gioia teme “che, sotto, possano esserci altri interessi”. Daniela Marcone chiede solo che “dopo un anno qualcuno si degni di dare una risposta a Claudia Cignarella”.

LA DELIBERA DI GIUNTA – Il 9 novembre 2010, con delibera di Giunta n.143 (nell’era della trasparenza, non presente in rete), Palazzo di Città prova a darne una. Dopo insistenze della Cignarella (e la garanzia di autonome ristrutturazioni), il bene del Salice viene dato in gestione al Noos. Il governicchio Mongelli approva la proposta e stila anche un modello di convenzione. Non resta che firmare. Ma la sigla delle parti non arriverà mai. Il bene intanto è rimasto a marcire. Giorno dopo giorno, chiaramente, il pericolo che venga occupato abusivamente aumenta. In più, la legge 109/1996 prevede che, scaduti i 365 giorni, se il Comune non ha provveduto alla destinazione del bene, il prefetto nomina un commissario con poteri sostitutivi.

Accadrà? Non si sa ancora. Ma, mentre le trattative con il Comune sono in corso e mentre le viene assicurata la certezza della convenzione, Cignarella scopre che l’Ufficio Politiche Sociali di Corso Garibaldi, a fine 2010, ha chiesto finanziamenti (Pon sviluppo 2007 – 2013) proprio per progetti da attuare su quel bene. Bypassando con abile dribbling le associazioni ed aprendo chissà quali scenari. E quando prova a chiedere spiegazioni, prima negano, poi la rimpallano da ufficio ad ufficio, infine la rassicurano dicendole che, nel progetto Pon è contemplata la presenza del Noos. Strano, visto che nessuno si è preso mai la briga di avvertirla in merito. Ed anzi, ancora il 31 marzo scorso, in occasione di uno dei presidi simbolo della legalità foggiana (il ricordo dell’omicidio di Franco Marcone), Gianni Mongelli ha provato a tranquillizzare gli animi, imposto un “fermi tutti” e promesso di sbloccare la situazione entro “la fine di giugno”.

AGGIORNAMENTI: Dopo ripetute insistenze da parte mia e da parte di alcune associazioni del territorio, fra cui anche Libera, il sindaco aveva accettato d’incontrare Claudia Cignarella. Il colloquio, cui avrebbe partecipato lo stesso Mongelli e l’Ufficio Politiche Sociali, fissato per il 23 giugno, è stato fatto saltare misteriosamente un’ora prima con una chiamata gelida e formale indirizzata alla presidentessa Noos.

Stato Quotidiano, 2 luglio 2011